Chi l’ha detto che il Polesine non è terra da vini? Grazie a Vittorio Comini appassionato viticoltore di Giacciano sono tornati i vitigni autoctoni dell’Alto Polesine.
Uve antiche dai nomi singolari: Mattarella (quest’uva si chiamava così, prima che Sergio Matterella salisse al Colle), la Benedina, Turchetta, Negretta, Vernazzola e altre. A guidare nella scoperta di questi vini che dimostrano corpo, carattere e bene si sposano con i piatti di pesce del Delta, Dante Brancalion il decano dei sommelier polesani, Romolo Cacciatori studioso dell’enogastronomia, il cuoco Massimo Spallino del ristorante la Vecchia Stazione di Canove, sceso dall’Altopiano di Asiago.
“Viti antiche – ha spiegato Romolo Cacciatori – capaci di regalare emozioni”. E Vittorio Comini che da anni collabora con la scuola enologica di Conegliano ci crede e vuole farle conoscere.
Pochi sanno che la viticoltura nell’Alto Polesine ha origini antiche e la sua diffusione assume una rilevanza dopo le grandi bonifiche tra il 1.400 e 1.500 ad opera dell’Abbazia della Vangadizza e dei nobili Bentivoglio. A fine Ottocento, dopo la filossera i nuovi ibridi con piede d’innesto americano (Clinton) non trovarono un terrior favorevole nella terra racchiusa tra Adige e Po e, causa anche le inondazioni, la viticoltura venne abbandonata.
Fino al 2021 quando Vittorio Comini con altri agricoltori fondò il gruppo Avsp. Con l’aiuto di Veneto Agricoltura e il Centro di Conegliano s’inizio a scommettere sui vitigni autoctoni. Con ottimi risultati. Da uve Mattarella ecco il bianco frizzante: colore giallo tenue, fiori bianchi al naso, buona acidità e piacevole al palato con un finale di mandorla amara. In fase di lavorazione la versione “metodo ancestrale” e anche la versione bianco fermo con la vendemmia 2020.
Un vino da aperitivo che può accompagnare le carni bianche ed il pesce crudo. Invece, dalle uve di Turchetta polesana un Igt Rosso Veneto, elevata carica di antociani, colorazione intensa, sentori di viola marasca con giusta nota amara finale. Si accompagna bene con l’anguilla e carni in umido. Infine, dalle uve di Benedina, un rosso ancora praticamente sconosciuto: colore brillante, sapore rustico antico, piacevole acidità.
Con lo stracotto di asino è un abbinamento vincente. Vini da provare e bere.
“La Voce del gusto 27.12.2021”
D. S.